Lei è la sua
ragazza. Si tinge i capelli ogni volta che lui cambia casa.
Tranquilla
si fuma una sigaretta mentre arrotola sottili strisce di alluminio attorno
ai ciuffi legati con l'elastico
giallo.
Lui sta seduto sul tappeto nella casa vuota, apre senza fretta lo scatolone dei bicchieri preso dal sedile del furgone.
“Ti piace
la casa?” Le chiede mostrandole il giardino che sta dietro al garage.
Lei fa una
piega strana con la parte destra della
bocca che diventa poi un sorriso, lo guarda nelle labbra.
“Ti piaccio
così?” Si gira lentamente per mostrargli i suoi nuovi capelli color zucchero
filato.
Lei è la sua ragazza da sempre. Diversa in ogni
casa dove hanno abitato, anno dopo anno.
Io me li ricordo quando andarono a vivere in montagna.
Lui lasciò
il lavoro e piantò le sue patate dove finiva il bosco.
Lei non
disse nulla, lo seguì. Prese il rasoio elettrico e si tagliò tutti
i capelli mettendoli in una busta
di plastica.
Lo guardava
mentre al mattino accendeva la stufa: sapeva che in quel momento si
sentiva come un cane che non voleva più
avere la catena. Dopo il caffè, lui spariva con l'ascia nel bianco del bosco di betulle. Preparava la legna per
l’inverno, tornando si fermava a guardare le piantine nell’orto.
La sua ragazza ripose lo
specchio, lo avvolse in un vecchio foulard,
quello a stampe blu che aveva preso a Ginevra e
lo mise nel cassetto, dentro la busta con i capelli.
Così aspettò per tutta l’estate che questi le ricrescessero dolci e lisci come le sue patate.
Così aspettò per tutta l’estate che questi le ricrescessero dolci e lisci come le sue patate.